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ISTAT Campani i più poveri,
ma il Sud recupera terreno rispetto al Nord Il Mezzogiorno ha registrato
una crescita più sostenuta del reddito disponibile. Ma il gap
con i più ricchi resta dell'84% Il continuo bombardamento
di sondaggi serve a favorire il "condizionamento" dell'opinione
pubblica; se così non fosse, per quale motivo - alla luce dei
costanti avvilenti dati statistici - il governatore della Banca d'Italia,
Fazio, nei giorni immediatamente successivi all'Istat, ha sostenuto
che il SUD sarà il nuovo motore di sviluppo dell'Italia intera?
Bene, bravo! La notizia ci riempie d'orgoglio ....ma crediamo che
almeno qualche chiarimento sia d'obbligo, o NO?!
Solo quando si modificherà
l'atteggiamento nei riguardi del problema (cioè, una diversa
metabolizzazio-ne o consapevolezza di esso) cambierà istintivamente
la politica nell'affrontarlo e ne risulterà modificata la conseguente
azione di risoluzione; anche per le istituzioni, per i governi, vale
ciò ch'è detto per i singoli. Nel caso trattato, potremmo
all'infinito inventarci dieci Casse per il Mezzogiorno, alternandole
a cento Isveimer, ripetendo all'infinito l'errore e non addivenendo
mai a soluzione, fino a quando non si sarà in grado di metabolizzare,
nella piena conoscenza ch'è consapevolezza, il problema storico
del Mezzogiorno e l'origine di tutti i suoi guai. Ancora oggi, troppi
luoghi comuni e menzogne di comodo premono sull'identità meridionale,
avvolgendola come in un mortale sudario. Tutto è riconducibile
all'ignoranza di fondo dei veri motivi scatenanti la Questione Meridionale;
un'ignoranza ch'è genuinamente manifesta solo in rari casi
poiché in molti altri, invece, è palesemente e falsamente
ostentata, autodefinendosi per quel che è realmente ovvero
subdolo strumento politico! Prova ne è la seguente "querelle",
scelta a campione in un mare spropositato di luoghi comuni:
da: "Corriere della Sera" - domenica 12/05/2000 - "Lettere al Corriere" pag. 33 lettera di Marco F.: "Caro Mieli, la Lega ha accantonato la secessione. Peccato, perché i reportage che arrivano ciclicamente dalla Sicilia mi fanno pensare che sarebbe la soluzione migliore per tutti. Anche per la Sicilia, che da sola sarebbe infatti costretta a rimboccarsi finalmente le maniche. Gentile signor F. da 141 anni il Nord ed il Sud dell'Italia si comportano esattamente - forse, in maniera meno pirotecnica ma ugualmente dannosa - come la Palestina ed Israele. E sa perché? Perché gli italiani continuano a cibarsi dei soliti luoghi comuni ammanniti insieme alla menzogna ed alla viltà da quel risorgimento che fu SOLO del Nord, ai danni degli stati pre-unitari, con particolare riguardo al Regno delle Due Sicilie. La storia di quattromila anni di CIVILTA' del Sud fu volutamente occultata. Giustamente, Lei sproloquia i soliti luoghi comuni sulla demoralizzata Sicilia perché - come e quanto gli stessi meridionali - a scuola Lei ha studiato sui medesimi libri inneggianti ai Padri della Patria, ma appare impossibile, oggigiorno, dopo il processo revisionistico della storia proibita ante-Italia, non prendere coscienza di pillole di verità, ben supportate dalle fonti, per cui questo continuo riciclo di frasi fatte non onora chi le profferisce.
meglio conosciuto come Stupor Mundi,
ne ha mai sentito parlare, signore? Egli, sostiene che il Sud
era molto ricco, produceva ampie quantità di cibo, indispensabili
per la sopravvivenza delle regioni settentrionali. I mercanti
del Nord dovevano scendere in Sicilia o in Campania per fornirsi
non solo di generi alimentari ma anche di cotone e di seta. Sotto
gli Svevi, gli Angiò e gli Aragona, il Mezzogiorno era
dunque prospero e RICCO e lei può misurare la bontà
del grado di civilizzazione del Sud, semplicemente verificando
l'ingente produzione di arte e cultura di quel territorio in quell'epoca
: un popolo lacero, triste ed affamato - quale sarebbe nella visione
di certi nordisti pasciutisi di luoghi comuni - non farebbe filosofia,
musica, teatro, Arte, poiché queste sono peculiarità
di popoli che vivono sereni e che non sono costretti ad impigrire
lo spirito per via dello stomaco vuoto ma che, in virtù
di una buona qualità della vita possono spaziare anche
nell'estetica Se esiste IL TEATRO, per esempio, lo si deve al
cinquecentesco BasiIe, napoletano (Ha presente? "Lo cunto
de li cunti")...Se esiste la musica, l'opera, lo si deve
forse a Napoli con tutti i suoi conservatori; Napoli che nel '700
era LA REGINA dell'OPERA!!!!!! Le Due Siciliae, Nazione ch'è
stata autodeterminata ed indipendente per circa 8 secoli, senza
MAI modificare i suoi confini, è morta stuprata, oltraggiata,
spogliata dai piemontardi savojardi, nel 1860. Oh! Lo so, lo so,
adesso Lei penserà che gli "oscurantisti" Borbone
ne decretarono la fine (chissà su quanti libri di scuola
l'ha letto, dalle elementari all'Università)... Sarò
breve: all'atto dell'Unità d'Italia, il Regno delle
Due Sicilie, terza Nazione europea in
virtù dei suoi molti primati, contribuì alla Cassa
del Regno d'Italia per oltre la metà in lire-oro dell'intero
totale "razziato" a tutti gli altri stati pre-unitari.
Questi tantissimi danari, furono immediatamente e malamente sperperati
dalla amministrazione piemontese, per cui quel famoso debito pubblico
che ancora oggi grava sulle nostre italiane spalle vide la sua
nascita proprio allora, per merito del rag. Cavour, del rag. Garibaldi
e del rag. Vittorio Emanuele. Le rammento che per "lire-oro"
si intendeva moneta circolante e corrispondente all'esatto valore
in oro depositato presso il Banco di Napoli, cui fu rifatto addirittura
il pavimento poiché crollò sotto il peso di tanta
ricchezza! I ragionieri di cui sopra iniziarono a far circolare,
invece, volgarissima CARTA-moneta, il cui corrispondente era esattamente
il valore della carta. Al Sud, avevamo circa 5000 industrie ed
il fenomeno dell'emigrazione era inverso: dal Nord la gente veniva
a lavorare da noi !
Oggi, il Nord continua a campare sui residuati bellici della sua guerra al Sud. Non è una mia stramba idea quella di asserire che i finanziamenti per opere al Sud, per incrementare l'occupazione, siano finiti quasi tutti nelle casse di imprese del Nord che, una volta ottenuto il finanziamento, hanno costruito capannoni industriali che hanno lasciato vuoti ed inoperosi, cattedrali nel deserto, nelle periferie dei centri urbani del Sud (del resto, si chiamava appunto Cassa PER il Mezzogiorno; non Cassa DEL Mezzogiorno...ovvero di "nostro" portava, per carineria, solo l'espressione geografica!). Le consiglio a riguardo la lettura del saggio del dott. Gennaro Zona "Come il Sud ha finanziato il Nord" ch'è stato anche tema di convegno a Milano, alla presenza dell'On. Pagliarini della Lega, che fu del tutto d'accordo sulle tesi sviluppate dal dott. Zona!!!! Le aziende del Nord che producono al Sud, guardi caso, hanno TUTTE la sede sociale e fiscale al Nord, per cui, anche in tema di federalismo il Sud, oggi, è l'eterno penalizzato! Le consiglio vivamente, prima di cantare - come ha fatto - il ridicolo ritornello della medesima canzone (che il Sud è costretto ad ascoltare da 141 anni) di informarsi presso le fonti storiche (esistono!!!) se non altro per acquisire una capacità di giudizio, prima di procedere a giudicare. Sa com'è, noi meridionali siamo tutti bravi cantanti e compositori; il nostro genio ci porta ad una esemplare produzione artistica; di musica e canzoni ne abbiamo scritte tantissime, conosciute in TUTTO il mondo... Non può pretendere che noi si ascolti ancora e sempre lo stesso DISCO, suonato da VOI !!!!!!! E... siccome ci avete lasciato in mutande è ovvio che, non indossando magliette, le maniche non ci è dato di rimboccarcele! Marina Salvadore (risposta personale al lettore che reagì malissimo. Vi si risparmia la controreplica, per motivi di buona creanza) * * *
Proprio nei giorni della succitata "querelle",
nel maggio dell'anno giubilare 2000, si tenne nell'esasperata "celtica"
Milano dell'epoca - organizzato dalla sottoscritta e da pochissimi
altri meridionalisti immigrati da tempo in Padania - l'affollatissimo
convegno "Come il Sud ha finanziato il Nord", che produsse
vasta eco di stampa a diffusione nazionale e gran successo di pubblico,
composto in maggior parte da giornalisti, imprenditori e liberi
professionisti. |