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" FantaFinanza "
… MA KI KATZ'E' 'STO ZUNINO?

V puntata tormentone


"..ma ki katz'è 'sto Zunino?" si chiedeva il prof.Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento NeoBorbonico, in visita con la sua scolaresca alla Cappella Sansevero nel cuore antico della Napoli capitale, in meditazione davanti alla "magica" statua del Cristo Velato... e, nello stesso momento, per
una sorta di telepatia che accomuna tutti gli immortali regnicoli, anche in Via del Santissimo Redentore, a Caserta, a pochi passi dalla Reggia Vanvitelliana, il patriota Pompeo De Chiara poneva la medesima domanda ai suoi accoliti della locale sezione di Storia Patria, così come a Campobello di Mazara, nel medesimo momento, il sanguigno Cavalier Alfonso Cerrati meditava con alcuni discepoli sul quesito ch'era ormai divenuto un vero e proprio tormentone. A Gioiosa Jonica, invece, nella locale sezione "Due Sicilie" l'avvocato Pasquale Zavaglia e lo scrittore Nicola Zitara facevano il punto della situazione con gli scarni elementi
in loro possesso : "L'agente R2S Pagano - disse, il primo - ci chiede, a questo punto, di sapere pure che fine hanno fatto la Risanamento Firenze e la Risanamento Roma..." . "Non ha torto - rispose Zitara - lo studio della Risanamento Napoli è solo propedeutico a quello degli ulteriori ladrocinii savojardi... Il problema è che occorre definire i passaggi della Risanamento Napoli, per risalire agli altri "scandali al sole" ! ... Non è fantasia che quel misero staterello pieno di debiti di guerra, sul punto del fallimento totale, non avrebbe potuto mai - da un giorno all'altro - soddisfare le banche massoniche dei "fratelli per la pelle" che tutto perdonano finchè rispetti i pagamenti con gli interessi; sennò, ti spogliano di tutto, fino a ridurti alla fame... Per loro c'erano solo due "scelte" possibili : "fallire" o "uccidere-deportare-saccheggiare" per pagare. Ebbene, se non sono falliti, allora cosa hanno fatto, secondo te, avvoca'?". " Questa, è logica formale, Zitara, provvisoriamente "speculativa". Provvisoriamente, perché non abbiamo ancora le prove. Ma le prove ci sono! Non le abbiamo ancora cercate".
Alla sede napoletana del giornale reazionario "Il Brigante", Gino Giammarino, giornalista e Lorenzo Terzi, bibliotecario dell'Istituto Studi NeoBorbonici, affogavano fra i testi e le gazzette regnicole, cercando elementi, appigli, per dipanare la matassa intricata della Napoli pre-Risanamento. "Mentre i vecchi briganti nei boschi, nei paesi e sui monti venivano tenuti occupati dai bersaglieri e altri imbranati armati, la setta dei SaBoja a Napoli aveva già fatto portare via l'oro ma continuava tranquillamente, sbavando di avidità, a combinare di tutto, per riempirsi le casseforti con titoli e valori ancora più cospicui e sicuri dell'oro e più potenti dei titoli nobiliari" pensò Giammarino, cui fece eco Terzi : "Attuavano la ricetta già sperimentata dai francesi in tutte le città precedentemente conquistate e "modernizzate"; le città con i quartieri a pianta di "scacchiera" ...ma Napoli non era mai stata sufficientemente a lungo sotto la mano francese per effettuare l'operazione di "modernizzazione a squadra", come fatto con taglio netto di sciabola da Gioacchino Murat sulla pianta di Bari, dalla Bari Vecchia fino alla stazione, o.... come a Torino, con le strade larghe, esattamente perpendicolari e con palazzi esuberanti per la noveau burgoisie della "Libertè",...senza Egalitè né Fraternitè"
A Gaeta, Ciano, con il capitano Alessandro Romano da Latina e Argentino Tommaso D'Arpino da Broccostella, era coinvolto in un summit "ciociaro" a riguardo dove si formulò di buon accordo la tesi che tutti i progetti urbanistici realizzati in tutte le grandi città del meridione tra il 1860 e all'incirca al 1890 , con leggi sabojarde, avrebbero dovuto essere attentamente analizzate. "Ci troveremmo - concludeva Ciano - forse le radici capillari di tutta la massoneria del potere economico e politico che ha veramente governato l'Italia fino ad oggi, al di sopra del teatro dei burattini parlamentare-costituzionale... Solo cretini come Hitler e Mussolini non si sono mai accorti di come stavano veramente le cose; di economia e di benessere non ci capivano un fico secco né erano disposti a sforzarsi un pochino per capirne qualcosa, tanto erano frustrati paranoici in extremis... Il salto di quel macabro periodo non ha intaccato nemmeno in superficie le bestialità e le scaltrezze praticate dalla massoneria saboiarda!" . "... perché, forse noi meridionali - precisava D'Arpino - non siamo stati ancora più fessi di Hitler e Mussolini, stando a guardare "'o ciuccio ca vola"? Non siamo qui, dopo 143 anni, a chiederci KI KATZ'E' 'STO ZUNINO?". Il capitano Romano, forte dei suoi studi storico-archivistici decretava laconicamente : "La terra già dall'inizio del periodo della rivoluzione industriale interessava sempre meno, poteva pure essere lasciata ai cafoni o al demanio; il progresso si faceva e si nutriva nelle città! Tutto, uno sviluppo storpiato in un'economia malata, sbagliata, che dovrebbe poter essere ripresa tra le mani dei semplici uomini e donne che la abitano e la lavorano senza speculazione ma con vera e propria produzione di ricchezze necessarie e a portata di mano,...appena si renderanno conto che sono stati fregati andando a popolare le città dei massoni proprietari e commercianti. Tutti fregati e sfruttati da una setta di monopolisti inizialmente illegali che sarebbero ancora facilmente in grado - adesso, però, in piena "legalità" - di riprogrammare tutto, sempre tenendoci le zanne ben ficcate dentro... Lo vedremo presto, con la devolution alle porte, vedremo i cummenda del Nord mollare l'industria e il commercio del credito - ormai "scoppiati" - per venirsi a fottere le nostre risorse ancora in attesa di rilancio e che costituiscono le uniche vere imprese possibili allo stato dei fatti dell'economia moderna : l'agricoltura, il turismo, i beni culturali, la tavola: uniche vere ricchezze inestimabili e garanti del futuro!". Nel modesto covo regnicolo padano s'era di quelle ore aggiunto al gruppo l'economista reazionario Gennaro Zona e, anche lì, come visto lungo ogni coordinata geografica ove erano presenti immortali duosiciliani, nelle medesime ore si affrontavano uguali discorsi. Zona, aveva portato notizia di un decreto Legge che dismetteva il patrimonio demaniale, anche composto di siti relativi a beni ambientali e culturali, ai privati soliti "papponi" di contorno al mondo dell'Alta Finanza Italiana, che paragonò a quei pescetti muniti di ventose che si cibavano delle briciole di avanzi attaccate alla dura pelle dei voraci squali : "Tra non molto le terre dei cafoni e del demanio cominceranno a ridiventare molto interessanti. Le città stanno esplodendo, l'economia ci gira sempre peggio perché non vi si produce veramente; si sfrutta e si specula solo ed anche il denaro ha avuto un'evoluzione autodistruttiva, passando dall'oro, alla carta, al credito, al....virtuale. Al meridione necessiterebbe non tanto un partito parlamentare meridionalista ma una società imprenditoriale con mentalità di sviluppo e non di sfruttamento colonico; una società generale imprenditoriale che dovrebbe e potrebbe fare concorrenza a tutte le produzioni conomiche, stando sul proprio territorio." Serao, aggiunse : "E' ciò che vado dicendo da anni! Questo, sarebbe l'equivalente moderno dell'antico regno; potente, indipendente e autodeterminato! La storia si ripete ma non si ripete mai allo stesso modo.
Nella nostra epoca l'economia - lo sappiamo - non può essere fatta dai re né dai governi nazionali, ma dalle imprese intelligenti, organizzate ed efficienti. Il "nuovo" Regno delle Due Sicilie dovrebbe essere una multinazionale moderna...che dire?..."The Ancient South-Mediterranian Welth Company Inc." - suona bene, vero? - con titoli garantiti quotati in tutte le borse del mondo, gestita sulla base di uno statuto sociale, a direzione manageriale controllata esclusivamente per il benessere ed il governo del meridione. A Roma, non ci manderemo più nessuno a rappresentarci; vedrete che da Roma verranno a chiederci in ginocchio se - per favore - siamo disposti a fare qualche piccolo investimento anche nel Piemonte o in Toscana... e noi , lì, ci faremmo inscatolare i pomidoro pelati da vendere al Nord-Europa,...ma solo se saranno capaci di lavorare, facendosi "il mazzo", come lavorano i nostri "inbarattolatori ed inscatolatori" con contrtatto a tempo determinato o... in nero!... Ah! Che gran soddisfazione ci piglieremmo... " La Pasionaria, tirando giù per gli ospiti dallo stipo alto del cucinino la seconda pastiera "a sorpresa" sospirò "Serao, mi hai fatto sognare! Ho visto tutto quello che descrivevi mentre lo descrivevi... Ma la realtà incombe e con essa tutte le domande alle quali non sappiamo ancora rispondere...quale, per esempio... MA KI KATZ'E' 'STO ZUNINO?"






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