Riforme, manovre e manovrine…condoni da “Stato accattone e barbone”, lotto e lotterie, “finanziarie” et similaria eppure il “Fisco fa fiasco!”, sempre. In eterno penalizza le solite categorie dei ceti medi, degli artigiani, dei lavoratori dipendenti, delle piccole imprese, in nome della guerra santa all’evasione fiscale ed al lavoro sommerso. L’Inquisizione della Chiesa cattolica, ai suoi tempi peggiori, analogamente puniva i ceti più poveri; donne e uomini che vivevano di stenti, ai margini dei villaggi, in povere capanne tirate su nei boschi o nelle campagne – molto spesso, nelle paludi malsane – e ch'erano accusati sovente di stregoneria ed arsi sul rogo, solo perché facevano di necessità virtù, allargando la ricerca del cibo a radici e tuberi sconosciuti alle mense dei ricchi e da chiunque altro benestante giudicati incommestibili. Il pane dei poveri, a quei tempi, era di segale e la segale, in determinate condizioni climatiche e mal conservato, sviluppa una muffa, un fungo allucinogeno ed il pane diventa tossico; quelle allucinazioni furono scambiate per diavolerie e malie e ci fu un’ecatombe, un olocausto di povera gente. E, tutti sanno che, invece, i veri stregoni indossavano vesti preziose e sedevano a corte, onorati e rispettati. Temuti.
Non v’è poi molta differenza tra l’Inquisizione di de Torquemada e quella dei vari ministri delle Finanze che, dai giorni di Crispi, si sono avvicendati al Governo di questo Paese. Un olocausto di piccole imprese; la fiera categoria artigiana e la volenterosa pletora dei piccoli commercianti sono letteralmente spirate, annientate dal peso degli oneri ed obblighi fiscali e dalla contemporanea globalizzazione causata dalla “grande distribuzione”. Non ultima, la spietata concorrenza con il “sommerso” schiavista - allargatosi a macchia d’olio - della mafia cinese, per esempio, che paga i suoi operai con una tazza di riso per la mera sopravvivenza e non conosce altri oneri accessori e contributivi per la mano d’opera. Se pensiamo che – in particolare al Sud (anche se il Nord non n’è stato punto immune) – già la malavita organizzata la faceva da padrone, imponendo “pizzi” e praticando la contraffazione e il contrabbando, è lampante che queste categorie – così, come per i lavoratori a reddito fisso – già sull’orlo del baratro, siano state spinte nel precipizio dalla manina santa del Fisco. A tutto questo, aggiungiamoci il dramma dell’Euro e…REQUIESCAT IN PACE, AMEN!
Il nostro è un Paese che ha esportato solo tre prodotti nel mondo: la Lambretta, i Migrantes (carne umana), la Moda. Oggidì, siamo oltremisura penalizzati nelle esportazioni; vuoi per il predominio del dollaro che l’utopia-euro non è riuscita a placare, vuoi per l’allargamento dell’Europa ai paesi dell’Est, vuoi per – chiamiamola col suo nome – la MISERIA che incombe a livello nazionale un po’ su tutte le categorie sociali, per i motivi testé riportati. Lo Stato ha bisogno di rimpinguare la Cassa Nazionale; deve ancora pagare i post-datati dell’enorme debito pubblico che dai tempi dell’unificazione d’Italia grava sulle nostre spalle e non è attraverso l’accattonaggio, praticato attraverso condoni e condonini o l’istituzione di lotterie o l’inasprimento della pressione fiscale, che brillantemente risolverà il dilagante deficit. I metodi devono essere altri. Volere è Potere e ci chiediamo come mai perduri l’esercizio di manovre repressive nei confronti dell’italiano medio, sottoposto a severi controlli della Finanza…perché basta poco, qui da noi, per essere considerato un EVASORE, un delinquente incallito: uno scontrino di 50 centesimi non rilasciato ad un bambino che ha comprato il sacchetto di caramelle…l'ex parrucchiera (che prima aveva un esercizio pubblico che ha dovuto necessariamente chiudere, per ovvi motivi) che va a fare la messa in piega a domicilio a qualche amica…la sartina che rifà orli alle gonne del condominio nella cucina del suo bilocale…il trattore che si fa aiutare da moglie e figlia a servire pietanzine ai quattro tavoli del suo locale, accusato d’essere “manutengolo” del brigantaggio del lavoro sommerso…eccetera…eccetera…
Volere è Potere! Esistono ben altri mezzi e soprattutto esistono ben altre categorie d’evasori da secutare, con i potenti mezzi a nostra disposizione ovvero con la forza di Polizia, con la Guardia di Finanza che - non solo alle frontiere - ma soprattutto nelle nostre città dovrebbe avere compiti e libertà d’azione sempre più specifici e mirati e sempre meno mortificanti di quelli citati.
Prendiamo ad esempio due città campione, al Nord ed al Sud, Milano e Napoli e proviamo a pensare alla realtà sociale di entrambe. A Milano, la zona di Brera - che un tempo era il quartiere più chic della metropoli, con le sue gallerie d’arte e d’antiquariato, i ritrovi à la page, e che comprendeva il famoso “quadrilatero della moda” che si dipartiva dalla celebre Via Montenapoleone – è oggi totalmente “depresso” e triste, a causa della quasi totale serrata di tutte quelle attività commerciali che vi erano presenti con numerose vetrine e che connotavano di fiera “italianità” l’intero quartiere; richiamo internazionale del “made in Italy” lanciato oltreconfine ed anche oltreoceano. Ci duole pensare che ha levato le tende anche la più antica pizzicheria milanese, oltre alle celebri gallerie d’arte quali, ad esempio, “Il Cannocchiale” dei de Marsanich, per far posto al franchising globalizzante, in ogni settore merceologico (N.d.R. stranamente, epocalmente riconducibile, il fenomeno, nei postumi di “Mani Pulite”, il ché sottintende l’urgenza di un’ennesima riflessione accurata sul sistema sul quale s’è consolidato il potere economico e politico del Nord, dopo l’Unità d’Italia). Oggi, nel quadrilatero della moda, i russi – tanto per citare una realtà straniera, novella invasione di barbari - hanno rilevato la proprietà d’interi stabili quando non di intere strade ed alcuni lussuosissimi negozi, affollati solo da personale, dove si vendono non più di due o tre paia di esclusivissime calzature – per esempio – a stagione e che, per questo, sembrerebbero l’esempio lampante del più consono “riciclaggio”. Nella stessa città, poi, nel quartiere meno lussuoso tra la Via Bramante e la via Paolo Sarpi, il ChinaTown meneghino per eccellenza, accanto ai soliti ristoranti cinesi è fiorita tutta un’economia “gialla” che produce, distribuisce e vende, in quelli che un tempo erano esercizi commerciali autoctoni, dal tortellino al vapore, all’abbigliamento, al discount alimentare, alla pelletteria, all’arredamento…tutto, made in China…ovvero nei sottoscala dei mille laboratori-lager fuorilegge di cui pullulano le fogne di Milano. Sopra la superficie, le insegne delle vetrine meneghine hanno ceduto il logo ai vari Chen, Xu, Jang, Hu e compagnia. Certamente, al cinese-meneghino, i costi di produzione di un vestitino, di una borsetta o di un paio di ciabattine si riducono di tre quarti, rispetto a quelli di un artigiano locale, iscritto all’anagrafe tributaria e costantemente sotto la mannaia dell’Ufficio del Lavoro, in presenza o meno di “articoli 18”. Ragionevolmente, con la crisi dominata dall’euro, il mercato si sposta in massa in direzione degli “affari” del primo, costringendo, nel tempo, l’italiano regolarmente inserito nel cervellone del Ministero Finanze, a chiudere bottega.
Il comune mortale, alla stregua della scrivente per esempio, che ignora per somma parte le cognizioni prettamente tecniche o giuridiche dell’ingarbugliato sistema fiscale e dell’incredibile economia patria, semplicemente guidato dallo spirito di osservazione e dalla logica si interroga circa i “misteri dolorosi” di questo rosario di “perle ai porci” ed inizia a porsi delle domande che sottintenderebbero l’attenzione istituzionale, se i nostri politici fossero un tantino meno falsamente “candidi”, come colombe e più “attenti”, come i serpenti che sono.
Tutto è cinese: la tavola, l’abbigliamento, i gadget, la medicina alternativa, i cosmetici, l’arredamento…eppure, qualcosa stona. Nella ChinaTown milanese (ma, credo, anche di Napoli, Bari, Mantova ecc.) parrebbe non esistere, tra le tante attività commerciali quella di Pompe Funebri! Anche i cimiteri milanesi, già pieni per tre quarti dell’immigrazione meridionale defunta, non contemplano lapidi e cippi mandarini neppure sulle urne cinerarie. Che fine fanno i numerosi cinesi immigrati e defunti delle megacomunità occidentali? Li tritano e ce li rifilano nei tortelli al vapore e nelle polpettine, nei ristorantini tipici? E, i loro documenti, per quanti altri illegali “subaffitti” passano di mano, nel corso degli anni? Oh! Sì, tutto ciò ha del grottesco, parrebbe persino razzista e cattivo. Senz’altro, così direbbero l’illustre e sempre adito opinionista Pecoraro Scanio, con Rutelli e Bertinotti e con tutti gli inutili “buonisti” e Biancaneve d’Italia; gli stessi che si ostinano a ritenere i nostri onorabili militari a far la guerra in Iraq e non più quale l'effettiva forza di PACE e SOCCORSO che sono, dimentichi di aver spedito in guerra, quando erano LORO al governo e se ne guardavano bene dal fare gli “alternativi” con le bandierine arcobaleno, i nostri Cocciolone e colleghi. Può sembrare razzista, persino di spirito “leghista” la considerazione sui defunti cinesi ma è l’interrogativo che cento dottor Brambilla e mille sciùra Teresa si pongono. Come si dice? Voce di Popolo, Voce di Dio!
E, passiamo a Napoli. A prescindere dalla asettica questione camorra, osserviamone i risvolti, le evidenze. Controlli incrociati tra Polizia, Finanza e Carabinieri permetterebbero di rintracciare un bel po’ d’evasori, certamente non andando sempre e solo a piluccare presso l’ex parrucchiera che fa qualche shampoo a domicilio alle nonnette del quartiere, per il sadico piacere di rimediare qualche centinaio d’euro all’Erario…Se in certi quartieri cosiddetti degradati e poveri si avesse per le forze dell’ordine l’obbligo di fermare chiunque sfrecci a cavallo di una mastodontica e costosissima Harley Davidson, un’Honda o chiunque sia alla guida di un’auto di lusso, o chiunque parcheggi sotto la casa popolare tal monumento alla ricchezza, chiedendo l’esibizione del libretto di circolazione, per verificarne la proprietà, probabilmente si scoprirebbe una giungla di “disoccupati”, “pensionati sociali”, “invalidi civili”, “senza reddito” che invece sono titolari di beni di lusso, a cominciare dal Rolex faraonico al braccio, a finire con il cellulare fantascientifico d’ultima generazione, passando per il parco auto e moto di famiglia. Chi possiede beni del genere, si presuppone abbia anche la relativa capacità contributiva per gestirli; non è certo gente che, alla stregua della parrucchiera a domicilio, o della sartina casalinga deve raggranellare qualche euro, per poter fare la spesa al mercatino rionale, sull’onda delle fluttuazioni di Borsa delle più volgari patate, zucchine e cavolfiori!
Se poi, i nostri politici la smettessero di aumentarsi gli stipendi ad ogni pie' sospinto e, guardacaso, in piena armonia romantica di assemblea parlamentare che si rinnova solo quando si tratta di varare ulteriori emolumenti , se la smettessero di percepire megapensioni parlamentari regolarmente ed impunemente associate ad ulteriori appannaggi pensionistici derivanti loro da professioni , cariche ed altri "lavori" in corso,..se la finissero di beccarsi contributi per i giornaletti di partito, letti solo da coloro che li scrivono... probabilmente i signori "conti" tornerebbero...e tornerebbero anche i marchesi ed i principi e, forse, la Cassa dell'Erario riprenderebbe colore - come si dice? - una "cera da Imperatore" !

Marina Salvadore (A.D. 2004 - 08)