gOrgoglio Meridionale

Come ai tempi de I Borbone, la favola della nostra marineria e cantieristica navale, conobbe con quel tanto bistrattato "comandante" Achille Lauro, il suo rinnovato orgoglio. La Flotta Lauro era una delle realtà imprenditoriali più fulgide del Sud... quando al Sud c'era ancora un'economia... e la stessa composizione della flotta mercantile e passeggeri, per numero di navi e per armatura, ne faceva - all'epoca - un altro primato europeo. Una cosa del Sud, a Sud, per il Sud; soprattutto per le migliaia di lavoratori meridionali che sfuggirono all'emigrazione trovando occupazione sotto la bonarietà quasi ferdinandea di quell'intelligente uomo d'affari che, al pari di Ferdinando IV, fu sempre considerato un "Lazzarone" ma che a Napoli era - per la sua gente - un "RE"!... Miseranda fine di un altro orgoglio napoletano, sotto il peso dell'invidia, dell'accaparramento, del saccheggio - secondo la solita scenografia post-unitaria - quando un Ministro della Marina Mercantile, BEN POTENDO, non volle far niente per salvare capra e cavoli ma ne decretò atrocemente la fine, proprio come ai tempi di Cavour.. di Crispi...
Ricordo quando affondò la "Achille Lauro"... quanto piansi.
Una nave, per me, è come una mamma; nel regno animale solo la mucca sa suggerirmi analoga similitudine. Partecipare dell'agonia lunga di una madre, ripresa da una telecamera e sbattutati in faccia a mezzo video... magari mentre ti accingi ad apparecchiare tavola o a spettegolare al telefono con un'amica, è violenza più atroce di una qualsiasi "arancia meccanica"... se tu ami il mare... se sei figlia di marinaio... se ti chiami Marina.... se un tanfo di nafta ti accende ancor oggi il ricordo più profumato di bambina... se la nave per te ha rappresentato il ventre materno in mille occasioni e durante le tue varie età... se ti ha amorevolmente cullato in notti serene, cantandoti ninne-nanne con voce da sirena... soprattutto se in te c'è quel pizzico malinconico nella pancia, da "pianista sull'oceano". Questa, l'agonia di un altro Orgoglio Meridionale; una scena già vista troppe volte...... dal 1860 ad oggi... Una scena di morte per troppe morti... sulle quali, finalmente, meditare.... per risorgere.
La "mamma" ha reclinato il capo sul cuscino delle acque marine, sprofondandolo nell'abisso buio della premorte, ormai priva di volontà, di pensieri, ... di sogni. Al suo capezzale qualcuno ne rammenta - pensando a voce alta - la fierezza, la bellezza, la possenza. La storia e le avventure. La libertà di cui fu bandiera. Qualcuno dice del suo ventre accogliente, materno, e di tutti i figli che ha accompagnato verso i loro destini fino in capo al mondo, perché solo una mamma come lei non ha mai abbandonato un suo figlio ma ne ha condiviso le scelte, i sogni; molto spesso la rabbia di un volontario abbandono. Mamma di emigranti e di ricchi crocieristi : tutti uguali al suo cuore; a tutti, le stesse cure, la stessa poesia, le stesse ninne-nanne.
Uno spasimo atroce - un violento riflesso condizionato - la stende su di un fianco. La fine è lenta. Respira ancora del suo azzurro passato e delle notti stellate, i suoi umori di sale e di nafta - l'essenza stessa del suo corpo eterico - si sprigionano nell'aria e si levano come nuvola bassa e pesante sul suo corpo disfatto. Il suo sudario. L'angelo della morte, dal volto magnifico e terribile, prova compassione anch'egli per quella stupenda creatura. La "mamma" sprofonda nel suo letto ed i suoi occhi vedono a ritroso il film della sua vita... Quanti volti...quanta gente... quanti figli - ma, non erano già morti da un pezzo? - Allora, sono già morta?.. Sto naufragando nel mare dell'Immenso... E' questo l'Oceano visto allo specchio...o è il mare della Tranquillità ch'è solo sulla Luna e che è fatto di argilla come gli uomini e non del sacro fuoco del sale?....
Come un'enorme megattera, la "mamma" ha un sussulto. Inarca la schiena e lancia stridulo ed alto nel cielo l'ultimo rantolo. Così, in posizione fetale, curva sotto il peso della sua gloriosa storia, lentamente fionda il capo verso l'abisso. Pian piano si distende in posizione verticale e ad ogni vertebra della sua colonna che torna a raddrizzarsi, a scartocciarsi, corrisponde una spinta verso il basso. Ora, solo la sua coda di sirena si scorge in quel buco dello sterminato letto del mare. La luce, il sale e gli sbuffi dell'onda che l'assale vestono di madreperla e di chiffon quella coda che dritta e lenta scende nel mare. Il suo ultimo fiero saluto a questo mondo che ha tanto amato.
Si apre una voragine nella gran massa d'acqua ed in boato l'accoglie tutta. L'onda gigantesca si chiude su di lei, tra sbuffi nervosi e grida di gabbiani. Ogni cosa intorno viene raccolta e portata con lei verso la sua tomba. Un clangore più forte è il segno che la sua bara è ormai sigillata per sempre,... che già dorme il sonno eterno nella sua buia scatola di vetro... Il mare su di lei si chiude come un coperchio con cento e più cerchi concentrici...Infine, su quel puntino di mareggiata...su quel chiasso violento... la calma piatta cala come una beffa ed un leggero gorgoglìo, come quello dello scarico di un lavandino sigla impietosamente, rendendola vana e già obliata, quella fiera vita.

Marina Salvadore (A.D. 2004) - Dedicato con gratitudine ad Achille Lauro, ai due Ferdinando, a Mongiana, a Ferdinandea, a Pietrarsa, a San Leucio, alla Real Marina Borbonica, a mio padre(nella foto).

 







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