Il Maschio Angiolino

Festival di Napoli, realizzato e offerto ai "cafoni" napoletani dal generoso Commenda Mediaset. Intanto, cari napoletani, METTITEVE SCUORNO! La vera mozzarella di Bufala la fa la Vallelata Galbani; la pastiera la fa la Bauli di Verona; la succursale della Scuola della Nunziatella è ora scuola militare dell'esercito di Milano... non parliamo delle cordate editoriali dalle quali dipendono gloriose testate napoletane quali "Il Mattino" e "Roma"… il Banco di Napoli è finito a Torino, il Calcio Napoli è una squadra del Nord. L'ultimo glorioso monumento alla napoletanità era, con la Piedigrotta assassinata anni fa, la CANZONE NAPOLETANA. Ora, è cosa che un festival nostrano noi non ce lo sappiamo organizzare e gestire? Possibile che un assessorato alla Cultura di un Comune tanto antico e tanto illustre come quello di Napoli, non sappia ideare una kermesse canora in casa propria? Un festival ch'è il prolungamento della pulizia etnica intrapresa 141 anni fa è quello offertoci dai lumbard, pieno dei soliti luoghi comuni, della solita oleografia, di bruttissime canzoni che cantano ingenuamente le solite mamme, mandolini, spose, pulcinella e pizze, su bruttissimi arraggiamenti tutti uguali stile "Furia il Cavallo del west" o "Mazinga". Addirittura, è rispuntata pure sul palco del Politeama una dei due Jalysse, di sanremiana lontana memoria; quei Jalysse di poco spessore ma resi celebri a causa della loro immatura dipartita dal jet-set discografico nazionale… Non s'è visto un Pino Daniele, un Tullio De Piscopo, neppure un Nino D'Angelo, una Maria Nazionale - che so ? - una lontana Teresa De Sio, o un Bennato "fratello classico" .Sacrificata sull'altare della rassegnazione persino la mitica "Napoli Centrale" in quella frittata insipida, inadatta a gente come James Senese! Solo, i soliti volti noti della scuderia del solito "Liborio Romano" che detiene le sorti della canzone e dei cantanti napoletani, come al solito connivente con i nordisti, nell'opera di scempio dell'ultima scorza di dignità napoletana : la CANZONE!
Di tutto di più, pur di stritolare il Sud sotto il peso delle antiche macerie dell'antico scempio, soffocando la cultura napoletana - tanto vasta e multiforme. Tanto antica e preziosa - tra botte di qualunquismo, di oscena repressione artistica, di luride pinzillacchere. La colonizzazione continua, lo sradicamento è opera compiuta, la cultura dell'ovvio, del banale ovvero la massificazione totale preme sulla storia e sul costume di Napoli, per cancellare Napoli. Fa comodo che noi si resti eternati ebeti sorridenti in una foto di gruppo inquadrata nel cornicione di una pizza piuttosto che in una cornice di stucchi vanvitelliani. Noi, infilati nel pigiama anonimo di un Pulcinella svanito che ha smarrito la sua identità, con un urlo sguaiato in gola al posto di una canzone di Bovio; personaggi, noi come i nostri Re, di un'opera buffa e non di una dotta tragedia classica. Questa, è l'immagine che il Nord VUOLE imporre del Sud. Questa è la cultura di cui cibare le giovani generazioni del Sud, perché ignorino, perché non sappiano… perché preferiscano Milano-da-bere per una più facile Napoli-da-affogare!
E mentre sul palcoscenico le truppe d'invasione ci stanno ristampando il passaporto, per continuare ad esportare le solite nostre facce da cafoni ignoranti ed assistiti con il bagaglio vuoto delle nostre attitudini, apprendiamo notevoli meraviglie storiche sul nostro conto, per merito della professoressa Wilma De Angelis che da collegamento televisivo Festival - Locanda del Teatro in Largo di Palazzo, parla delle meraviglie gastronomiche dello specifico locale. Parlare di cucina e di pietanze significa fare Cultura se la Tavola e la Lingua hanno contrassegnato davvero la civiltà del Sud ma la professoressa De Angelis - vera esperta di Napoli, così come la Bonaccorti (perché in tutta Napoli pare non sia possibile reperire - causa "una grande morìa delle vacche" - né una presentatrice né una gastronoma, napoletane - ci ammannisce un collegamento Locanda del Teatro - Siparietto Musicale, annunciandone l'allestimento nientepopodimenochè dal mitico, storico, conosciuto pure in Papuasia col suo Nome Proprio, Maschio "ANGIOLINO"!
Professoressa, il Maschio Angioino non è un prestante "luciano" di nome Angiolino; come dice il termine stesso, Maschio è il bastione centrale di una fortificazione e questo napoletanissimo vanto svetta in tutta la sua possenza sopra le teste napoletane, sin dall'epoca detta appunto ANGIOINA! Complimenti vivissimi agli autori delle Sue già scarse battute; quella bella gente non cafona ma disattenta e ignorante di Mediaset!
Bovio insieme ai "ddoje viecchi prufessori 'e cuncertino ca jettero 'n'Paraviso pè sunà", rimasti "sconcertati", hanno deciso di rinunziare al "godimento" della cittadinanza napoletana, perché schifatissimi!

IL MASCHIO ANGIOLINO 2
La vendetta

Serata conclusiva del Festivallo del caciocavallo. Elementi di cronaca senza commento che si riportano in sequenza e che sottolineano il senso profondo dell'opera di sfaldamento della nostra dignità residua.
Tango argentino sulle note di un arrangiamento disonesto de "'O sole mio" (c'azzeccava?) ma è stato un peccatuccio veniale; poi, un crescendo di raffazzonato folklore : Liborio Romano premia con targa gli argentini, investito di tutta la sua autorità di Capo della Pulizia...etnica dell'Arte Napoletana. Il Santo Patrono Angelica ci rifila tre parole di circostanza ed ottiene il suo momento di Impopolarità, con flash e applausi di circostanza (non ha bucato il video, nonostante la perizia narcisista da 'ommo 'e paranza). C'è pure la Santa Matrona, in persona della "raffinatissima" Sponsor d'Arte la principessa imperiale (a giudicare dal "tuppo" e dalla cascata di paillettes) "Concetta Mobili" che in tre sgraziati guaiti aerofagici ed un rigurgito arringa la platea (ma questa volta non riesce a vendere neppure un comodino). Durante i tempi di autocelebrazione delle maestranze ogni tanto, sullo sfondo, qualche "Big" canta in dialetti strani, foneticamente vicini per assonanza alla LINGUA napoletana, ballate, romanze ed altre incomprensibili opere ... pie. Si nota l'assenza della professoressa De Angelis questa sera; colei che ha ribattezzato vezzosamente il nostro MASCHIO.La Bonaccorti finge il cattivo uso della difficilissima lingua napoletana e.. toscaneggia, invitando i telespettatori al tele-voto "SE VOLETE VOTARE PER PINCO PALLO CHIAMATE IL 081..ecc.;... SE VOLETE CHE GLORIANA VINCA QUESTO FESTIVAL DI NAPOLI CHIAMATE... " il 188!... "pecchè nun state bbuono e v'avite ricoverà"... aggiungiamo, noi tele-napoletani emigranti... in preda a delirio tremens dinanzi a tale scempio della NOSTRA GRANDE E BELLA NAPOLI !!!... Ad un certo punto, a dimostrazione dei "cattivi pensieri" che NOI FIGLI AUTENTICI DI NAPOLI avevamo fatto sin dalla prima serata del Festivallo, c'è pure un istituzionalizzato gemellaggio tra VARESE (Patria del "senatur celodur" ) e Napoli (Patria dei "terun"); non s'è capito il senso della cosa, soprattutto quali affinità leghino le due Patrie....Si tratta solo di uno spot pubblicitario per il lacustre Centro Congressi del Nord che - tra l'altro - ne esce benissimo dal "raffronto", considerato che l'immotivato inserto pubblicitario giunge nei tempi dell'ultimo respiro esalato da Napoli sul patibolo nella pubblica piazza, stramazzata al suolo, per dissanguamento.. come accade per il forzuto toro al colpo di grazia, dopo il cedimento per sfinimento...
Ma non è finita qui : c'è pure un gemellaggio con il Regno di Sardegna (tanto, per restare in tema storico e non dimenticarci del nostro 1860, vanto del Nord e del Re di Sardegna). Neppure qui si comprendono i motivi del gemellaggio... quelli di sopra, hanno il lago e noi, il mare; questi altri hanno il pecorino e noi la bufala.. mah! Scopriamo comunque di aver ascoltato ben tre cantanti sardi durante la kermesse canora (non siamo riusciti a distinguerli, tutto sommato) e forse è questa l'unica invenzione per l'ennesimo gemellaggio. Boh! La riesumata Jalisse, canta con l'aria della superfiga che si vergogna d'essere in coppia con un tamarro di cantante napoletano, su di un palcoscenico di cafonazzi, tanto è vero che non si è cambiata neppure il jeans, dalla prima serata e con l'aria arrogante della "ce l'ho solo io e non è certo per buzziconi come voi" è tutta occhioni e sprezzo.
Dalla serie delle matrioske estraggono la moglie di Liborio Romano che viene premiata dalla a-critica per l'intensità del testo della canzone. Peccato davvero che i Savoja siano ancora costretti al confino, perché madame avrebbe gradito molto, in questa serata trionfale, essere incoronata novella Pimentel-Fonseca, per tutte le odi in diretta da una tivvù privata napoletana, spese per favorirne il rientro presso l'opinione pubblica ed i "cattivoni" che ancora si ostinano a negare ospitalità agli eredi dei massacratori del popolo ch'ella canta...
Ormai, infilate queste perle, una dietro l'altra, i napoletani più amanti di Napoli ovvero quelli che possono intravederla solo nella scatola magica del televisore, perché ne sono costretti - peggio che per i Savoja - lontani in ogni senso, mortificati e disperati piangono davanti al video, assistendo in diretta alla morte di mamma Napoli. Sì, vabbè, vince Mario Merola con suo figlio, il Festivallo e subito ci viene in mente - chissà perché - Eduardo nell'ultima sua apparizione pubblica, quando passò il bastone a suo figlio Luca... Embè, il legittimo erede di un Re è sempre il primogenito... e Napoli ne sa qualcosa in fatto di discendenze reali...
Forse, il malcontento di qualcuno, dinanzi alle esagerazioni anti-napoletane ostentate dall'organizzazione nordica del Festivallo, giunge all'orecchio di qualcuno... bisogna correre ai ripari e la Bonaccorti salva capra e cavoli, bacchettando i napoletani che da ben tre anni si fanno organizzare il loro Festival dagli "stranieri" e non sanno farselo da sé.. Ma pensaa te ! Ha rigirato la frittata! Brava!
Sull'onda di premi e premiolini, chiacchiere e pinzillacchere, salta fuori il buffone di corte che ha fatto il suo lavoro, seriamente, per tre giorni di ingaggio. Sale sul palco, afferra la chitarrella e tutti si aspettano una sua SCANZONATA o un omaggio in musica a Carosone o le sue ridanciane battute da copione.. Ebbene? 'O buffone, si leva il cappello con i sonagli, il pesante trucco da clown. Da sotto la camicia spuntano muscoli e vene che scoppiano, il suo sguardo è duro e incazzato. E' nudo! E' 'nu LAZZARO! E' Federico Salvatore che nauseato dall'abnorme massa di sterco gettata su Napoli ed i Napoletani, si arma e restituisce con gli interessi "mazzate 'a cecate" a tutti quanti. Una ballata magari composta all'ultimo minuto ma che ci riscatta pienamente. E' 'nu LAZZARO ma per noi morenti dinanzi allo schermo, per noi senza armi né voce, è 'nu Rre! Viva Re Federico Salvatore della Patria!

Marina Salvadore (A.D. 2001)

Se io fossi san Gennaro non sarei cosi' leggero
Con i miei napoletani io m'incazzerei davvero
Come l'oste fa i conti dopo tanto fallimento
Senza troppi complimenti sarei cinico e violento

Vorrei dire al costruttore del centro direzionale
Che ci puo' solo pisciare perche' ha fatto un orinale
Grattacieli di dolore un infarto nella storia
Forse e' solo un costruttore che ha perduto la memoria

Nei meandri dei quartieri di madonne e di sirene
Paraboliche ed antenne sono aghi nelle vene
E nei vicoli dei chiostri di pastori e vecchi santi
Le finestre anodizzate sono schiaffi ai monumenti

E' come sputare in faccia ai D'angio' agli Aragona
Cancellare via le tracce di una Napoli padrona
E' lo sforzo di cagare dell'ignobile pappone
Sulle perle date ai porci da Don Carlo di Borbone

E' percio' che mi accaloro coi politici nascosti
Perche' solamente loro sono i veri camorristi
A cui Napoli da sempre ha pagato la tangente
E qualcuno l'ha incassata con il sangue della gente

E per certi culi grossi il traguardo e' la poltrona
E per noi poveri fessi basta solo un Maradona
E il miracolo richiesto di quel sangue rosso chiaro
Lo sa solo Gesu' Cristo che quel sangue e' sangue amaro

Lo sa il Cristo ch'e' velato di vergogna e di mistero
Da quel nobile alchimista principe di Sansevero
E con lui lo sa Virgilio il sincero Sannazzaro
Giambattista della Porta che il colpevole e' il denaro

E nessuno dice basta per il culto della festa
E di Napoli che resta sotto gli occhi del turista
Via i vecchi marciapiedi che hanno raccontato molto
Pietre laviche e lastroni seppelliamoli d'asfalto...
...l'appalto

Ma non posso piu' accettare l'etichetta provinciale
E una Napoli che ruba in ogni telegiornale
Una Napoli che puzza di ragu' di malavita
Di spaghetti cocaina e di pizza margherita

Di una Napoli abusiva paradiso artificiale
Con il sogno ricorrente di fuggire e di emigrare
E di un popolo che a scuola ha creato nuovi corsi
E la cattedra che insegna qual'e' l'arte di arrangiarsi
Io non posso piu' accettare l'etichetta di terrone
E il proverbio che ogni figlio e' nu bello scarrafone
E mi rode che Forcella e' la kasba del furbone
Che ti scambia con il pacco uno stereo col mattone

Se io fossi San Gennaro giuro che vomiterei
La mia rabbia dal Vesuvio farei peggio di Pompei
E poiche' c'ho preso gusto con la scusa del santone
Io ritengo che sia giusto fare pure qualche nome

Chiedere a Pino Daniele che fine ha fatto terra mia
Siamo lazzari felici quanno chiove 'a pecundria
Napule e' 'na carta sporca Napule e' mille paure
Ma pe' chhiste viche nire so' passate 'sti ccriature

Da Pontano a Paisiello Giulio Cesare Cortese
Da Basile a Totonno Petito fino a Benedetto Croce
Da Di Giacomo a Viviani poi Caruso coi Parisi
Da Toto' ai De Filippo fino a Massimo Troisi

C'e' passato Genovesi e Leopardi con orgoglio
La romantica Matilde e il mattino di Scarfoglio
Filangieri Cardarelli tutto l'oro di Marotta
C'e' passata la madonna che ora vedi a Piedigrotta

Un Luciano De Crescenzo Bellavista di Milano
E Sofia che da Pozzuoli oggi parla americano
Un Roberto De Simone che le ha preso pure il cuore
Ora cerca di sfruttarala Federico Salvatore

Ma non posso tollerare chi si arroga poi il diritto
Di cambiare e trasformare tutto cio' che e' stato fatto
Di chi vuol tagliar la corda con la vecchia tradizione
Di chi ha messo nella merda la cultura e la canzone

Io non posso sopportare che un signore nato a Foggia
Porta Napoli nel mondo e la stampa lo incoraggia
E che il critico ha concesso al neomelodico l'evento
Di buttare in fondo al cesso Napoli del novecento

Perche' ancora io ci credo e mi incazzo ve lo giuro
Che Posillipo e Toledo li divide un vecchio muro
Come quello di Berlino che ci spacca in due meta'
Uno e' figlio 'e bucchino l'altro e' figlio 'e papa'

Se io fossi San Gennaro giuro che mi vestirei
Pulcinella Che Guevara e dal cielo scenderei
Per gridare alla mia gente tutto cio' che mi fa male
E finire da innocente pure io a Poggioreale

Perche' come Gennarino sono vecchio in fondo al cuore
La speranza Iervolino puo' lenire il mio dolore?
Io ho capito che la vita e' solo un viaggio di ritorno
Che domani e' gia' finito e che ieri e' un nuovo giorno
Sembra un gioco di parole ma mi sento piu' sicuro
Coi progetti dal passato e i ricordi del futuro
E alla fine del mio viaggio chiedo a Napoli perdono
Se ho cercato con coraggio di restare come sono

(Federico Salvatore)

 







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