La "Famiglia". Primo
nucleo della società; così, ci hanno a riguardo insegnato
a scuola ed all'oratorio quando, piccioli figli di famiglia, conducevamo
i nostri giorni innocenti nella totale inconsapevolezza della autentica
realtà sociale ch'era, invece, occultamente trasgressiva, illecita
ed immorale e che trasudava, invero, di atipiche "famiglie"
di coloro che ci imponevano samaritani obblighi e doveri, buoni solo
per salvare il dogma del senso dell'onore presso la plebe.
Da piccoli, si giocava a "mamma e papà"
persino
i nostri bambolotti avevano famiglia, che fosse di bisquit, di gomma,
di pezza e non di carne, era comunque FAMIGLIA
e gli eroi dei cartoons
e delle fiabe avevano famiglia, tranne nel caso della Piccola Fiammiferaia
che, proprio per mancanza di famiglia, nella omonima fiaba "fa
una brutta fine", pur così piccina!
Il circo equestre
era una famiglia, composta da umani, umanoidi, fiere e scimpanzè
persino
gli orfanotrofi con le "cape di pezza" ed il prevosto direttore
"facevano famiglia", così romanticamente intesa, come
in un film di Walt Disney.
Ci hanno abboffato di famiglia al cinema, in TV, al teatro, nei romanzi
persino
nelle pubblicità del Mulino Bianco
ma chi l'ha mai avuta
una famiglia come quella mielosa e asettica delle merendine? Neppure
prìncipi e re hanno mai avuto una famiglia per nido; tutt'altro!
Proprio nelle belle famiglie di re e regine ci si scannava a tradimento,
tra consanguinei, per diventare "capifamiglia"!
Famiglia è una parola che riempie quasi lascivamente la bocca,
nel pronunciarla: sottinteso di amore carnale, possesso, assolutismo;
basta leggere la cronaca nera quotidiana, dai tempi dei caratteri cuneiformi
ad oggi.
Barbie e Ken fanno famiglia anche loro ma non potendo procreare, per
mancanza di attributi, adottano la sorellina di lei, Skipper e vivono,
da sempre, felici e contenti, senza mai un attimo di noia, per via di
tutti quegli impegni mondani e delle incredibili proprietà di
barche, motoscafi, campi da golf, cavalli e maneggi, case e camper,
ville e club, piscine e palestre, beauty farm e quant'altro, per cui
generazioni di bambine hanno letteralmente schifato le proprie famiglie
normali, solo perché non provviste, queste, nemmeno di un camper.
In certe realtà geopolitiche anticamente feudali, gravate da
regimi oscurantisti, non sempre i baroni
ma soprattutto i loro
massari
hanno istituzionalizzato in era moderna, in un processo
di trasformazione di almeno un secolo e mezzo, un ben altro concetto
di famiglia non canonica ma composta da Padri, Padrini e Picciotti,
procreando artificialmente, per clonazione, famiglie importantissime
più
benestanti e potenti della famiglia di Barbie e Ken, di principi e di
commendatori.
Non fa testo ma è purtroppo diffuso con morboso eccesso il nuovo
modello americano di famiglia; bèceri e sempre legati alle tradizioni
pionieristiche, con la contraddittoria miscellanea tra "fissa della
morale
di comodo", superstizione e pragmatismo, pur senza
tradizioni storiche alle spalle, si riconducono all'idea di tribù,
clan, fattoria, marcando perniciosamente il concetto di condivisione
domestica, laddove - come nell'amorale fiction "Beautiful"
- infarciti di buoni sentimenti, saggezza speculativa ed immancabili
teorie strizzacervelli, suoceri e nuore, cognati e nipoti, figli e zii
si alternano fra di loro nella interscambista condivisione soprattutto
del talamo, figliando a più non posso, stoicamente sfidando per
la salvaguardia della razza l'endogamia
Le famiglie, quelle vere, che Benedetto XVI sta tentando disperatamente
di difendere dalle grinfie dell'anticristo, non fanno testo perchè
non suscitano l'interesse della stampa, del governo, della finanza:
costituiscono pura e semplice sovra-popolazione, con relativa contabilità
passiva di assegni e contributi familiari, previdenze assistenziali,
obblighi di solidarietà sociale. Insomma, non producono altro
che problemi alla Spesa Pubblica, specie se trattasi di famiglie santamente
prolifiche!
Ci sarà, oggigiorno, in qualche parte della vecchia Europa, una
famiglia da assurgere a simbolo, ad esempio? Una famiglia bella, sempre
sorridente; un po' Mulino Bianco un po' istintivamente patriarcale
di
quelle destinate a diventare dinastie in casereccio stile non affettato,
tipo "Casa nella Prateria", "I fratelli Bonanza",
con quel pizzico che non guasta dell'orgoglio identitario de "I
Soprano's"?
Lasciando perdere il campo dello spettacolo laddove è legge non
scritta che i suoi guitti procedano in obbligo di successione di padre
in figlio, per riempire le anomale fila dei "figli d'arte";
non volendo neppure considerare nella disquisizione i legittimi discendenti
delle nobili ed ignobili casate autoctone; aggirando pure le nordiche
dinastie inossidabili nel settore Industria e Commercio, poiché
non degne di interesse nella questione affrontata, il campo della difficile
ricerca si restringe doverosamente alla Politica. Orbene, dal nord al
sud del paesello italiota, selezionate rare altre famigliole di indubbia
schiatta da scheda elettorale, l'esempio più folgorante di "senso
della famiglia", secondo tradizione, ancora una volta ce la offre
quel Mezzogiorno coerente con se stesso, da secoli.
La famiglia Mastella da Ceppaloni è l'unica meritevole dell'Oscar
per la Famiglia - se cotanto riconoscimento fosse istituzionalizzato
- per i suoi alti meriti, per l'inossidabilità tenace dell'acquisito
e metabolizzato senso della condivisione familiare, del sangue e del
suolo, del calore del focolare domestico condiviso in patria; esempio
e guida per tutta la collettività ceppalonese, beneventana, campana,
ITALIANA! I Mastella sono, dapprima - è innegabile - italiani
veri, risorgimentisti ben adeguatisi al moderno concetto ispiratore
dell'Unità d'Italia, in perfetto equilibrio tra i valori "domus
propria" del feudalesimo originario e la democrazia presidenziale
del santo patrono della locale ecclesia laica; in linea quindi - tra
l'antico e il moderno - con i valori conservatori di ieri e l'emancipazione
libertina di oggi. Nel giusto mix, un po' "Bonanza", un po'
"Soprano"
ma sempre rispettosi dei principi ispiratori
del grande saggio De Mita, moderno e casereccio emulo di Bernardo Tanucci,
gran ciambellano di corte tra l'avellinese e il beneventano: storia
patria trasmessa per tradizione orale, senza i volgari "pizzini"
scritti, in uso a "famiglie" d'altro stampo.
Il Mastella padre, la cui bonarietà leggesi nel suo sguardo sempre
incantevolmente carico di stupita innocenza, alla " pio bove",
si è distinto col suo modesto partitello (tra una botta di machiavellismo
ed un'altra di trasformismo) quale luminare eccelso nella amministrazione
della cosa pubblica, fino a divenire, per eccesso di zelante bontà,
munifico ed ingenuo patrocinatore di immorali amnistie, dimostrando
ampiamente la sua mistica propensione al perdono. Mamma Mastella, guerriera
ed eroina della dimenticata provincia sudica, ha fatto lunga gavetta
tra casa e lavoro, per approdare alla illuminata reggenza al trono bassoliniano
in Campania, provenendo dalle immani fatiche di un incarico stressante
quale presidente di un'APT
no, non quello delle Terme di Telese
( che forse sarebbe stato utilmente più vicino casa, per una
casalinga-lavoratrice qual è).. ma addirittura della lontanissima
e solitaria Capri: pericolosamente ivi paracadutata dalle verdi altitudini
beneventane in mezzo al mare aperto (meno male che ha saputo tirare
fuori tutta la sua abilità natatoria di bella sirena qual è!).
Il delfino Mastella, coccolato e debitamente istruito nei doveri di
principe ereditario, è umilmente presidente di una onlus "Iside
Nova", creata da Mamma Mastella nove anni orsono per emulare nel
feudo ceppalonese, forse, il mito della leggendaria Grace di Monaco
con la sua Croce Rossa di Montecarlo.
Oggidì, essendo Mamma Mastella reggente al trono campano, può
amorevolmente sottoscrivere, approvare e patrocinare con contributi
della Regione le sempre più "professionali" richieste
della manageriale onlus che straripa di costosi eventi culturali e dello
spettacolo di respiro nazionale ed internazionale, per la gioia dei
sudditi beneventani, per l'invidia di altri professionisti che, seppur
capaci, non hanno alle spalle altrettante amorevoli cure domestiche
Superfluo rammentare che il "mastello" è un mezzo tino
capovolto nel quale, anticamente, le lavandaie facevano il bucato
e
che - saggezza popolare detta - "i panni sporchi si lavano IN FAMIGLIA"
Se non è una bella famiglia, questa
"nomen omen"
Loro, a Valencia non c'erano, per improcrastinabili impegni di lavoro
e sudore ma qui da noi, nell'ex vicereame spagnolo, già circolava
l'immaginetta votiva della novella sacra famiglia, ritratta su di un
palcoscenico nella pubblica piazza, attorniata dalla popolazione del
feudo, dai re magi delle istituzioni nazionali, da pastori e pastorelli,
pecore e piecori autoctoni, a siglare simbolicamente, come e più
di un manifesto elettorale, l'autorevolezza della famiglia ceppalonese
nel mondo. Peccato che all'idilliaco "quadretto", per imperdonabile
distrazione del ritrattista di corte, mancassero
il bue e l'asinello!
Marina Salvadore (A.D.2006
- 07)