Continuano le favole di Mamma RAI
Da San Francesco Garibaldi a Santa Maria Goretti Sanfelice


Dopo il francescano "Garibaldi" di Mister Vangelo Universale Piero Angela, la Rai continua nell'opera di disinformazione (previo pagamento di un canone, però.) ammannendoci pure Santa Maria Goretti al secolo (diciottesimo) Luisa o meglio Luigia Sanfelice, in contrapposizione con l'altra Luisa - quella, di Fossombrosa - contemporaneamente in onda su Mediaset (ancorché persino i due "eroi" dei rispettivi sceneggiati si somigliano come gocce d'acqua : Giannini, nel primo e Preziosi, nel secondo).ma questa è un'altra storia di sleale concorrenza; a noi, interessa la STORIA VERA!
Da quando il nostro buon Carlo Azeglio lanciò pubblicamente un "bando di concorso" per una più cospicua cinematografia risorgimentista, i nostri cineasti e produttori (soprattutto della TV) han fiutato l'America e dimentichi - Carlo Azeglio compreso - che è autentica memoria risorgimentale anche il celebre "Bronte" di Florestano Vancini o "Li chiamarono Briganti" di Squitieri, ci stanno dando dentro con una iperproduzione globalizzata che - come tutte le globalizzazioni - risulta altamente avvilente per la cultura e svilente per l'informazione!
Veniamo al dunque!.Meraviglia molto che gli autorevoli e preziosi fratelli Taviani si siano avvalsi dell'opera di uno sceneggiatore piuttosto ignorantello e parecchio disinformato ovvero di un tale che mette in bocca al cornuto Sanfelice battute del genere "Mia cara, stai assistendo alla solita "sceneggiata" napoletana" " - rivolto teneramente alla moglie - laddove nel 1799 il genere artistico della "sceneggiata napoletana" ancora non deliziava pubblico alcuno, poiché in quell'epoca Napoli era SEMPLICEMENTE la Regina europea dell'Opera, con i suoi numerosi conservatori, teatri, musicisti e cantanti!
A prescindere dagli sciapi e banali dialoghi dei protagonisti, cuciti probabilmente in tutta fretta (nella fretta di denigrare - compito non certo gravoso, da 143 anni a questa parte - sempre più la realtà sociale e politica delle Due Sicilie e delle sue genti, prima della decantata Unità) il Re "Lazzarone" ci viene presentato ancor più come un deficiente ed un ignorante..un ignavo.ma. non fu proprio quel Ferdinando IV a creare la prima comunità socialista sotto una Monarchia "assolutista", con il miracolo di San Leucio, ancor oggi in attività.tanto, per dirne una? E non si racconta nemmeno di quanto egli fosse sublime musicologo, oltrechè - solita solfa - appassionato di gonnelle e di lazzi, così come abbondantemente rilevasi dalla sua menzognera iconografia post-unitaria, cucitagli addosso dai delatori ante e post-unitari. ma che - ad un certo punto dello sceneggiato - gli si attribuiscano frasi "celebri" profferite da altri ed in altra epoca, questo sfiora il ridicolo. Mi spiego : di ritorno dalla Roma papalina, nell'imminenza - su suggerimento della moglie Maria Carolina (alla quale, non dimentichiamolo, i giacobini avevano poc'anzi ucciso la sorella ed il cognato, Re di Francia) di prendere le vie del mare per l'altra capitale regnicola, Palermo - il bravo sceneggiatore-cane fa dire al nostro Ferdinando "Tutto è perduto.anche l'onore!", frase pronunciata invece da Carlo Alberto di savoiarda memoria, dopo la vergogna dei terribili fatti di Novara e di Borgomanero, come racconta il piemontese Angelo Brofferio nel descrivere l'onta di quella sconfitta inferta loro dagli austriaci!.E, naturalmente, di boiata in boiata, il nostro pennivendolo del cinema, prende un'altra cantonata quando vuol dimostrare l'ignoranza di Ferdinando IV che passa in lettura ad altri un messaggio scritto in lingua francese, poiché per lui normalmente incomprensibile.non sapendo, il nostro pennivendolo, che alla corte dei Borbone si parlavano due lingue : il napoletano ed il FRANCESE!!!
Poco c'è mancato che Ferdinando non indossasse sul set giubbotti di cuoio nero borchiati, piercing al naso e walkman stereo a due casse,nello stile delle periferie della periferia del Mezzogiorno d'oggi!
Per la "Santa Maria Goretti", di chiara origine partenopea, non è stato possibile trovare, causa una "gran moria delle vacche", come avrebbe detto Totò, un volto locale e carnale, ricorrendo alla francese Letizià Castà che, se non erro, ha prestato già il suo volto per l'effigie di Stato dell'eroina Marianna dei tempi della Rivoluzione francese : uno più uno .fa DUE!.E, nel solito trionfo di giacobinismo, squadra e compasso.ci si è guardati bene dal dire che Luisa Sanfelice - come affermato anche dal suo amante Cuoco, affermato scrittore-cronista , nonché in seguito da Acton e da Croce - "niuna parte aveva avuto né nella rivoluzione né nel governo" della Repubblica Napoletana, per cui è irriverente - per esempio, nei confronti dell'altra martire novantanovina Pimentel Fonseca - definirla "Madre della Patria"..Purtroppo, la nostra povera Luisa era soltanto una donnina disinvolta, sposata ad un pigro e attempatissimo nobile napoletano, pure consapevole - consenziente - d'essere becco. Ella aveva il vizietto di saltare di letto in letto e, specialmente nei giorni della caciaresca Rivoluzione napoletana, sportivamente amò alternandoli borbonici e giacobini, rendendosi così responsabile dell'eccidio dei "partigiani" fratelli Baccher (uno, era il suo amante), di Natale D'Angelo, dei fratelli Ferdinando e Giovanni La Rossa, autentici "martiri" di quella Repubblica da operetta ma dei quali nessuno dice, perché combatterono, purtroppo per loro, sull'altra sponda, comunque contro l'invasore straniero della loro Patria, perché - fino a prova contraria, piaccia o no ai soliti "intellettuali" del cantero - i Francesi non furono altro che invasori di un Regno pacifico e totalmente "stranieri" alle genti del Meridione!. Qualora non bastasse il giudizio poco autorevole di un'umile scribacchina quale la sottoscritta, di Luisa il celebratissimo Indro Montanelli riferisce in "L'Italia giacobina e carbonara/Rizzoli/1971" : "Aveva dilapidato in mondanità e galanterie il patrimonio di famiglia, per castigo era stata internata anche in convento e ora viveva, d'accordo con il marito, facendosi mantenere dai suoi amanti".e, nel 1988 - poco prima che scoccasse l'ora X delle celebrazioni del centenario della Repubblica Napoletana - dalle pagine del quotidiano "IL MATTINO" un altro "autorevole", giustappunto noto al volgo quale "professore", Riccardo Pazzaglia, così delineò la Sanfelice "... il caso di Luigia Sanfelice è uno degli esempi più noti di truffa nella Storia. Fortunatamente non ci sono, non credo, monumenti innalzati a questa discutibile signora, ma se qualcuno pensasse di farglielo, l'amante della rivoluzione dovrebbe essere coerentemente immortalata seduta sul bidet. Rifaccio la proposta di un monumento a Emma Hamilton, a Londra, sempre sul bidet. Io penso che la Storia sia anche un romanzo, i cui personaggi non sono inventati, ma vissuti veramente. Se si hanno buone fonti si può fare la storia e il romanzo insieme purché non si scriva, come fanno spesso gli autori "Ella stava pensando questo", "Egli stava pensando quest'altro". Allora noi ci chiediamo : "E tu che ne sai?"

Marina Salvadore (A.D.2004)       

 







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