Dr.ssa Agnesina Pozzi
Medico
O.d.M. Potenza n.1622
Via San Rocco 22 sc.C
Lagonegro (PZ) 85042
P. IVA n. 01279530768
Iscritta all'Albo dei Periti
del Tribunale di Lagonegro (PZ)
tel. 0973 22 519
cellulare 3200720452
e mail Pozzi.Agnese@libero.it
Pozzi.Agnese@medicitalia.it
blog http://agnesepozzi.splinder.com/


Caro Avv.to Dr. Giuseppe Lipera

La ringrazio per aver esaudito la mia richiesta a consultare gli atti medici relativi al suo assistito Dr.Bruno Contrada. E' stato per anni un servitore dello Stato e per ringraziarlo faccio ciò che, nel mio piccolo, posso: metto al suo "servizio" la mia esperienza e umana solidarietà per la sua condizione di detenuto e, soprattutto, di Malato; naturalmente in modo del tutto gratuito e senza alcun impegno da parte vostra. Neppure di riconoscenza. Mi sento profondamente riconoscente io, invece, verso un uomo che ha dedicato la sua esistenza alla nostra sicurezza, ed ha messo in pericolo più volte la sua vita; e non per motivi di salute, come ora.
Vede, Avvocato Ill.mo, ogni Malato ha per me una profonda sacralità; certo unico per linguaggio "sintomatico" e in reattività, ma anche per desiderio di comprensione; e rispetto delle sue sofferenze. Ho seguito, da anonima cittadina, le vicende del suo assistito e l'ho ammirato per la coerenza, la profonda dignità ed umiltà. Sul suo sito ho firmato appelli, ma ora che è malato gravemente, sento il dovere, professionale ed etico, di intervenire come medico, affinchè siano salvi e rispettati i diritti alla salute, alla considerazione del caso con umanità, nonché il diritto alla dignità della persona, che la stessa Costituzione garantisce.
Con questi princìpi mi accingo ad esprimerle il mio giudizio, pregandola di sottoporlo all'Autorità che dovrà decidere in merito.
PREMESSE
Essendo da anni una CTU del Tribunale di Lagonegro (PZ), più volte ho constatato che, in tante decisioni che ho ritenuto inopportune, per non dire francamente ingiuste (scusandomi per il bisticcio di parole) la responsabilità non è certo del Giudice adito.
Il Giudice non è un medico ed è "costretto" a fidarsi di noi. L'Autorità adita, formula ipotesi, esprime giudizi e pareri, o emette sentenze che concernono la sfera sanitaria, in base a ciò che noi, medici, porgiamo; ciò avviene in forma più o meno articolata, più o meno chiara, più o meno comprensibile a chi, invece, ribadisco, medico non è, ma ha, altresì, il diritto di ben comprendere, non solo, le summae pathologicae ma anche, e soprattutto, le ripercussioni che il suo giudizio avrà su quel particolare ed unico periziando. Unico e particolare essere umano, qualunque crimine abbia commesso, direttamente o in concorso "esterno".
Non le nascondo che moltissime volte mi è toccato l'ingrato compito di "contestare" Colleghi; naturalmente li rispetto per principio, per educazione in famiglia e mia forma mentale, ma troppo spesso mi sono resa conto che parecchi di loro non permettono all'Autorità di ben comprendere, limitandosi a fare una sterile elencazione di patologie, sic et simpliciter, che poco significano, e ancor meno garantiscono al Giudice il diritto di capire; e al periziando il diritto di essere equamente giudicato.
ENTITA' DELLE PATOLOGIE AGLI ATTI
SPIEGAZIONE DELLE LORO SINERGIE NEGATIVE
Il Dr. Bruno Contrada, prossimo alla veneranda età di 80 anni, assomma una serie di patologie morbose che devono essere ben illustrate, per permettere all'Autorità di comprendere come, nel modo più assoluto, confliggano con la detenzione. Procediamo con ordine, perché l'elenco che ho letto, così com'è, non ha molto senso e non rende Giustizia, né predispone a comprensione patologica, inter-umana o a clemenza. Nella relazione che segue, correlerò man mano le patologie che affliggono il Suo assitito.
1) ipertrofia prostatica benigna in fase di scompenso detrusoriale; le difficoltà della minzione, dovuta al difficile svuotamento della vescica, a causa dell'ingombro prostatico, si assommano non solo al dolore, alla perdita involontaria di urina, alle infezioni recidivanti, ma possono causare, in tempi non prevedibili, un reflusso di urina oltre gli ureteri e dilatazione calico-pielica renale, fino ad un aumento pericoloso dell'azotemia, della creatinina, della clearance della creatinina ed una profonda alterazione degli elettroliti (il cui equilibrio è mantenuto dal rene), e così via via fino all'insufficienza renale. Malauguratamente, l'ipetrofia prostatica benigna può anche degenerare. Ciò capita nei giovani, figuriamoci negli anziani, in cui tutte le componenti cellulari sono rallentate, ingolfate di farmaci e condizionate dal concorso di più malattie. Una "nuova" branca della medicina, che si chiama PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia) mette in stretta correlazione fisiopatologica il sistema limbico emozionale, le patologie ghiandolari, quelle neurologiche ed autoimmunitarie con le degenerazioni tumorali; ed è per questo che un regime carcerario in un soggetto che presenta sia problemi ghiandolari, che neuro-psichici, che autoimmunitari può seriamente causare degenerazioni tumorali. Non dimentichiamo il caso Enzo Tortora, che ha fatto discutere moltissimi medici per anni e forse ha avviato lo studio allargato della problematica PNEI. A tale proposito ed immediatamente cito la dermatite atopica.
2) La dermatite atopica; di per sè non è patologia degenerativa grave o neoplastica ma ha una problematica sottostante che invece grave è, perché di origine autoimmunitaria; problematica che si somma a quella ghiandolare prostatica e neuro-psichica, a confermare che lo squilibrio PNEI è reale e profondo. Le persone che ne sono affette riescono perfino a procurarsi lesioni sanguinanti nel grattarsi. Il prurito è peggiorato dallo stress, e dal grattamento; nonché dalle condizioni igieniche sia in senso stretto che alimentari. E' un prurito che fa "impazzire" e toglie il sonno; oltre alla dignità; tanto quanto i disturbi nell'urinare spesso e perdere urina involontariamente, in un contesto di socialità forzata come in regime carcerario; con una contestuale artrosi diffusa che limita di molto la libertà nei movimenti e la possibilità di isolarsi celermente sia per urinare che per grattarsi, lontano da occhi indiscreti o compassionevoli.
Il detrioramento organico psichico è la testimonianza anche di questi disagi oltre che della vasculopatia cerebrale. Sentirsi mortificati aggrava le malattie.
La detenzione certamente aggrava la dermatite. I soggetti che ne sono affetti presentano anche sintomi respiratori. Un soggetto atopico potrebbe avere una crisi respiratoria improvvisa, con serio distress e insufficienza ventilatoria, ed essere anche in pericolo di vita. Specialmente se questa dermatite non ha risposto ad alcuna terapia, tant'è che è citata dal Collega, quindi visibile, quindi attiva. Non possiamo parlare di dermatite atopica semplicemente, ma dobbiamo definire il Dr.Contrada un soggetto atopico; il che è ben diverso dal focalizzare l'attenzione solo sulla pelle. Se a questo dato aggiungiamo la vasculopatia polmonare (documentata all'RX), in soggetto bronchitico cronico, possiamo dedurre che, in caso di crisi respiratoria, si instaurerebbe subito non solo un debito di ossigeno per il polmone ma anche per gli altri due organi vitali che sono il cuore e il cervello, con esiti disastrosi invalidanti o pericolo di morte.
3) la Broncopneumopatia cronica, non è il semplice tossire ed avere catarro, ma consta, come già detto di una vasculopatia documentata all'RX. Il "mutismo clinico semiologico", invocato più volte dal Collega nella sua relazione, non significa certo immunità da ogni futura complicanza, proprio perché il polmone, deteriorato fin nella sua struttura nutritizia che è la trama vascolare, pur non essendo in debito di ossigeno a riposo e nelle condizioni di calma in cui il soggetto è stato periziato, può facilmente scompensarsi ed avere un'insufficienza respiratoria acuta, anche mortale.
4) L'ipertensione arteriosa, sebbene in trattamento farmacologico, mostra tutto il suo nocumento sia sui vasi di calibro maggiore, in cui sono dimostrate delle placche (demodulazione del flusso dei tronchi sopra-aortici), sia sul cuore (ipertrofia del ventricolo sinistro), sia sulla retina già deteriorata da una pregressa iperglicemia (retinopatia). Ecco che un'affezione che si potrebbe superficialmente ritenere "banale", incide fortemente sulle speranze di salute e di vita del soggetto. Una crisi ipertensiva, (tanto quanto una crisi respiratoria) potrebbe essere devastante per un simile complesso patologico; il serio pericolo di emorragie cerebrali incombe, specialmente in questo soggetto già affetto da documentata vasculopatia cerebrale e malacia, così come il serio pericolo di infarto del miocardio, proprio perché il miocardio è già compromesso (ipertrofia ventricolo sinistro).
5) L'ipertrofia del ventricolo sinistro è una condizione causata dall'ipertensione. Il cuore deve insomma spingere con maggior vigore verso arterie di calibro ristretto, che fanno resistenza alla pompa cardiaca. Da un lato, l'ipertrofizzarsi del ventricolo ha uno scopo positivo (garantire il normale flusso sanguigno a tutti gli organi), ma dall'altra ha l'effetto negativo di non avere lui stesso, cuore, sufficiente irrorazione. In queste condizioni, facilmente può insorgere un infarto. Non sappiamo infatti se il cuore sia in grado di sopportare una maggiore richiesta perché non sono citati ECG funzionali, né monitoraggi Holter 24 ore della pressione e della performance cardiaca. Neppure sono agli Atti prove da sforzo, per capire quanto possa essere davvero "innocuo" il "mutismo" di questa o quella patologia. Il circolo è vizioso in quanto l'ipertensione favorisce l'arteriosclerosi e viceversa da questa viene mantenuta. Se l'arteriosclerosi ha colpito i grossi vasi e la retina, nonché i vasi cerebrali (esiti di ischemia cerebrale) ha colpito forse anche le coronarie, ma un semplice ECG e un ecocardio non ce lo diranno mai, se non quando un infarto è già in atto o nei suoi postumi.
6) Da segnalare anche che il diabete (sebbene in compenso) diminuisce la sensibilità dolorifica, e potrebbe verificarsi anche un infarto con scarsa o assente componente di dolore.
7) Aterosclerosi bilaterale dei tronchi sopra-aortici (flusso demodulato); l'aterosclerosi dei tronchi sopra-aortici è attestata dalla demodulazione del flusso.
Le placche ateromasiche vanno a collocarsi nei punti di biforcazione o lungo le pareti vasali, costituendo una pericolosa "spada di Damocle". In qualunque momento, proprio per la turbolenza del flusso, si possono formare dei coauguli nel lume dei vasi o nella sede delle placche. Com'è già successo (esiti di ischemia cerebrale in regione occipito-temporale destra) un frammento di coaugulo, per un aumento pressorio improvviso, può staccarsi e raggiungere l'encefalo. Quindi il Dr. Contrada è a grande rischio di ictus cerebrale tanto emorragico (malacia vasale) quanto trombotico (diffusa vasculopatia). In effetti di "mutismo semiologico" neppure possiamo parlare, perché proprio l'aterosclerosi dei tronchi sopra-aortici potrebbe aver causato l'icuts, dei cui postumi il soggetto è già affetto. Probabilmente una valutazione neurologica avrebbe potuto completare l'esposizione a tale riguardo, considerata anche la neuropatia ottica di verosimile natura ischemica (in aggiunta alla retinopatia diabetica).
7) La neuropatia ottica all'occhio sinistro, di verosimile natura ischemica, anch'essa citata nella relazione medico legale TDS attesta, insieme alle altre patologie, la grave condizione di rischio ischemico. Non possiamo semplicemente valutare lo stato degli occhi, ma inquadrare la patologia oculare in un contesto più complesso. All'occhio arrivano gli effetti di deficit circolatori, di seri squilibri pressori, e di una patologia aterosclerotica, compatibili si con l'età, ma aggravate pericolosamente dalle loro concomitanze e nefaste sinergie.
8) Ad arricchire il, già vasto, panorama patologico, abbiamo la cerebrovasculopatia cronica aterosclerotica con atrofia corticale e ipodensità in sede occipitale destra (TAC-Atti). L'atrofia corticale e l'ipodensità in regione occipitale non possono essere asintomatiche. Ci sono infatti alterazioni dell'umore, depressione, disturbi della memoria, deperimento organico psichico, deficit del campo visivo, sindrome vertiginosa ed anche atrofia cerebellare. Questa è obiettività semiologica negativa? La riposta è no. La patologia cerebrale dà ampia notizia, urlando, di sé.
9) In ultimo citiamo la calcolosi della colecisti e la gastroduodenite, ma non perché siano meno importanti. La gastroduodenite è aggravata da condizioni stressanti, quali ad esempio mancanza di riposo, ritmi di vita obbligatori, alterazioni del sonno-veglia, nonchè disagi sociali causati dalla dermatite e dai disturbi minzionali; tutti aumentano l'ipersecrezione acida nonché la secrezione di amine vasosattive che peggiorano l'ipertensione e le condizioni cardiache. La calcolosi si aggiunge, a perfezionare le sofferenze di questo corpo, e a minacciarlo ulteriormente: incombe infatti in caso di calcolosi, il costante pericolo di pancreatite acuta, potenzialmente mortale.
CONCLUSIONI
Il Dr. Bruno Contrada, è affetto da alcune patologie molto gravi, che andrebbero costantemente monitorate, da risultare del tutto incompatibili con qualunque regime carcerario. Le malattie non sono certo di natura acuta infiammatoria, ma cronico-degenerativa e quindi poco e nulla rispondono alle terapie, pure in atto e disponibili nella farmacopea, tanto in regime detentivo che in strutture sanitarie esterne. L'evoluzione nefasta segue il suo corso naturale ed inesorabile ovunque;
ma certamente il regime detentivo l'accellera, causando grave pregiudizio al condannato e sommando condanna biologica e pato-fisiologica a condanna penale.
Molte delle patologie, non solo, sono serie, invalidanti e pericolose se prese singolarmente (vasculopatia cerebrale ischemica con esiti atrofici corticali, vasculopatia polmonare in soggetto bronchitico cronico ed atopico, cardiopatia ipertensiva), ma, dal momento che in questo paziente coesitono, mettono in atto una sinergia negativa da rappresentare un pericolo quoad vitam.
Il monitoraggio, sebbene dovrebbe essere serrato, continuo, accorto, diventerebbe poco praticabile in regime detentivo così come quello in luogo esterno di cura; auspicabile sarebbe il differimento della pena o, in subordine, il regime detentivo al proprio domicilio; proprio per la delicatezza e fragilità dei sistemi omeostatici senili.
Un uomo gravemente malato, a quest'età, qualunque reato gravissimo abbia commesso, e anche se avesse ucciso, stuprato, derubato gli ori del mondo, trafficato tutta la droga e le armi e le prostitute del pianeta, in ogni caso, avrebbe diritto a vedere salvaguardato quel residuo di vita che gli rimane; se di vita si può parlare, per un soggetto che ha avuto lesioni cerebrali e oculari, non ha una visione completa, non respira bene, non dorme per la dermatite, è stanco di vivere e depresso, ha un cuore malandato e stanco, non può mangiare né bere quello che vuole, è pieno di artrosi; e neppure può urinare liberamente. Quest'uomo, a questa età, è già prigioniero del suo corpo. Mi sembra troppo crudele infierire facendolo permanere in carcere. Quest'uomo ha il diritto al differimento della pena o a scontarla, per quello che gli resterà da vivere, tra le mura domestiche; luogo protetto da stress, in cui possono essere ridotti al minimo tutti quei fattori che, invece, nella normale routine carceraria, sono inemendabili. Tale stato detentivo inoltre, rende difficile o impossibile il ricorso a trattamenti sanitari per fronteggiare i danni o i pericoli che le varie patologie producono, qualora ci fosse un'emergenza, sempre in agguato.
In conclusione, le componenti patologiche che affliggono il Dr. Bruno Contrada, per la loro natura degenerativa ingravescente e, soprattutto, sinergica, non hanno alcuna possibilità di guarire in base ai trattamenti disponibili; i farmaci possono solo costituire un labilissimo, e precario, quanto inutile, compenso.
Le patologie del Dr. Bruno Contrada hanno un livello tale da renderlo incompatibile a qualunque sistema carcerario; non solo in base ad un principio di tutela della salute, ma anche in base a princìpi di umanità e di rispetto della dignità della persona, che anche la nostra Costituzione sancisce.
Quindi Egregio Avvocato, La prego di far pervenire al Giudice Ill.mo queste mie note esplicative per quanto riguarda le patologie che affliggono il Suo assitito; sono sicura che informeranno positivamente le sue decisioni. Sebbene queste note non siano stilate in modo ortodosso gliele fornisco affinchè Le produca per le istanze che riterrà opportune. Le accetti come l'umile contributo di chi, pur lontana, non ha potuto, da medico, mettere la testa sotto la sabbia. Sappia, tanto Lei quanto l'Ill.mo Giudice che deciderà, che le ho stilate in scienza e coscienza, in base a quanto ho rilevato dagli Atti che gentilmente avete acconsentito consultassi.
Lagonegro 2 Giugno 2008
Distinti saluti
Dr.ssa Agnesina Pozzi


Pagine viste a tutt'oggi